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I ricordi di Ilie Nastase: “Con queste racchette avrei vinto dieci volte di più”-

Un dritto in corsa all’indietro sulla spalla sinistra, subito dopo un pallonetto. Era il 1973 e Nastase diventava il numero 1. Primo e «cattivo». Esattamente cinquanta anni fa i computer sostituivano per la prima volta i giornalisti nella registrazione dei risultati dei tornei Atp e in cima alla lista c’era scritto il nome di Ilie. Chioma lunga mora che seguiva svolazzante ogni colpo, la racchetta romena nata a Bucarest nel 1946 ha divorato i campi di tutto il globo alzando ben cinquantotto trofei – di cui due Slam (US Open 1972 e Roland Garros 1973). La terra parigina gli ha portato fortuna: nello stesso anno Nasty – che in inglese vuol dire, appunto, «cattivo» – è diventato numero 1 al mondo e ha conquistato in tutto diciassette tornei, diventando poi il primo giocatore europeo a superare il milione di dollari di guadagni. “Ero nella fase migliore della mia carriera, ero il più forte del mondo” racconta in un’intervista rilasciata a Gazzetta dello Sport. Un solo neo, nessuna vittoria a Wimbledon: “Ho giocato per la prima volta sull’erba a ventitré anni, gli americani e gli australiani invece ci nascevano sopra. Non ho rimpianti, anche se nel 1972 contro Smith ci andai molto vicino […]” spiega. Al posto del trofeo londinese si aggiungono alla lista dei successi di Nastase altri cinque Slam, in doppio. “Quando arrivai sul circuito, chiesi consiglio agli australiani e mi dissero di giocare il doppio perché sarei diventato un giocatore più completo”. Talmente completo che si è ritrovato a giocare nello stesso giorno le finali di singolo, di doppio e di doppio misto: “Ho finito che ero morto, ma mi sono divertito tantissimo” ricorda sorridendo. Nastase e Connors: la coppia che scoppia: “Insieme abbiamo fatto dei bei numeri, lui fuori dal campo era serissimo e in allenamento lo facevo impazzire coi miei scherzi”. Anche se la vittima del suo scherzo più bello è stata Adriano Panatta. Erano i quarti di finale del Roland Garros del 1977: Nastase e Tiriac contro Panatta e Bertolucci. “Diedi cinquecento franchi al cuoco del torneo e gli chiesi di procurarmi un gatto nero. A un cambio di campo lo feci uscire dalla sacca, Adriano (che era molto superstizioso, ndr) mi riempi di insulti ma non vide più la palla. Vincemmo 6-2 6-4. Ma allora eravamo tutti amici”. Allora. Oggi invece? “Mi sembrano tutti dei robot, anche se ci sono grandi campioni. Ci sono troppe regole di comportamento, io li lascerei liberi di esprimersi di più. Sinner? Mi piace molto, gioca bene e ha un bel carattere. Ma avvicinare Alcaraz e Djokovic è molto difficile”. Nell’attesa di rivedere Adriano – perché “se mi invita a mangiare un bel piatto di pasta al suo circolo ci vado volentieri” –, Nastase resta un fanatico del tennis (e dei tennisti) della sua epoca: “Lo sport si evolve, con queste racchette avrei vinto dieci volte di più“. ...

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